I Sonics volano tra i colori Il teatro è una... ‘Meraviglia’

I Sonics volano tra i colori Il teatro è una... ‘Meraviglia’

20 luglio

I Sonics volano tra i colori Il teatro è una... ‘Meraviglia’

Articolo de La Nazione Siena del 20 luglio 2014, pag. 20

I Sonics volano tra i colori Il teatro è una... ‘Meraviglia’

di Giulia Maestrini


IN PRINCIPIO fu il Cirque du Soleil. Quando arrivarono loro, che avevano tolto al circo gli animali, il teatro acrobatico praticamente non esisteva. Poi si è fatto strada, piano piano, fino a diventare amato — oggi — anche dal grande pubblico. «In un certo senso siamo tutti figliocci del Cirque» ammette candidamente Alessandro Pietrolini. Lui che, quasi dieci anni fa ha fondato i Sonics, gruppo di performer e danzatori acrobati rigorosamente made in Italy, già protagonista della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Torino e dello stadio di Kiev per gli ultimi europei di calcio. Domani sera, alle 21,15, saranno in Piazza del duomo per il cartellone ‘Siena & Stars’ a presentare la loro Meraviglia.
Uno spettacolo che ha già cinque anni alle spalle e che funziona. Come è nato?
«Mettendo insieme tanti piccoli quadri da 10/15 minuti nati da soli che abbiamo fuso, iniziando poi a girare nelle piazze nel 2009. E’ uno spettacolo molto aereo, giocoso, ricco di stupore, dai colori forti e perennemente presenti, gli acrobati che cambiano completamente costume. Il gioco è stato lavorare su una fiaba visuale in cui non c’è nessuna forzatura nei confronti dello spettatore. Diciamo solo, ‘stai qui un’ora e un quarto, rilassati e goditi il gioco».
E’ lo spettacolo più longevo ma non è il solo...
«Dopo è nato Duum: diverso, concepito proprio come uno spettacolo a sé e per sé. Duum è uno spettacolo prettamente teatrale, da luoghi teatrali, mentre Meraviglia è un po’ lo spettacolo chiassoso, da piazza, dove lo metti e dove sta. Adesso abbiamo due cast pronti e attivi in contemporanea, su entrambi gli spettacoli». 
Dicevamo del Cirque du Soleil. Apripista per tutti?
«Nel 2014 da inventare è rimasto poco, quello che possiamo fare è personalizzare perché alla fine tutti deriviamo da qualcun altro. La maestria del Cirque è che dura da 30 anni, tutti gli errori che potevano essere commessi li hanno commessi in passato e ora ne sono esenti. Hanno un’organizzazione e un budget mondiali. Io uso sempre una battuta che piace molto, noi siamo la Ryan Air del Cirque du Soleil».
Non è svilente?
«No. Realistico. I Sonics sono una realtà diversa: più piccola, tutta italiana, tutta artigiana. Basti pensare che facciamo tutto da soli, dai costumi alle scenografie, tutto ruota intorno al nostro micromondo. Non facciamo neanche i casting perché chi si unisce ai Sonics sposa un modo diverso di fare spettacolo insieme».
Oggi far circuitare una cultura più sperimentale è complicato. Sempre più spesso i cartelloni si affidano a nomi tradizionali, per non rischiare. Come si scardina il meccanismo?
«Guadagnandosi il pubblico sul campo: noi viviamo di social network e di passaparola. E di realtà come ‘Siena & Stars’ ci permettono di andare in scena. Riusciamo ad autosostenerci e a portare in teatro tanta gente e questo ci dà una resposabilità importante. Ma le recensioni e le lettere che ci mandano gli spettatori sono la nostra soddisfazione maggiore. Tutti gli artisti esistono solo finché hanno il pubblico».